Il progetto liberaldemocratico Tradizione, storia, programmi di Franco Torchia* L’appuntamento congressuale del prossimo autunno rappresenta per il Partito Repubblicano uno snodo fondamentale per il suo futuro e per quanti tra di noi vorranno continuare a sentirsi impegnati in prima persona nel percorso politico intrapreso nella nostra casa comune. Il progetto Liberaldemocratico, sul quale il PRI si è speso molto in questi ultimi anni, non ha trovato la giusta attenzione da parte dell’opinione pubblica e della classe politica del nostro Paese. Sicuramente molte delle responsabilità sono da attribuire alle difficoltà di comunicare le nostre proposte. Il congresso non sarà soltanto l’occasione per rinnovare gli organi dirigenti, ma il momento per riflettere sugli errori del passato e formulare, se necessario anche dolorose diagnosi, con l’aspirazione di chi vuole tornare ad essere protagonista della vita politica. Un partito con la nostra storia e le nostre tradizioni non può certo rischiare di morire perché non ha saputo esprimere in modo appropriato le proprie strategie e le proprie idee. Il congresso può rappresentare una grande opportunità, ma bisogna arrivare a questo appuntamento con spirito diverso da quello che fino ad oggi ha aleggiato nelle nostre stanze e soprattutto nei nostri pensieri. Bisogna depurare la nostra mente dai sotterfugi, dai sospetti e dal risentimento degli uni verso gli altri. In pochi hanno cercato di distruggere quello che dalla storia non si può cancellare; in molti hanno cercato di impedirlo con sforzi e sacrifici personali. Molte energie preziose sono state già dilapidate nell’intento di ricercare delle responsabilità individuali per la drammatica situazione in cui versa il Partito. Sicuramente il rilancio del Partito passa attraverso il ricambio della propria classe dirigente, ma ognuno di noi deve mettere il meglio di sé. Abbiamo la passione necessaria per non consentire a questo partito di morire. La nostra bandiera non può essere ammainata. Abbiamo un progetto che, pur con i necessari distinguo che devono caratterizzare la dialettica interna tra maggioranza e minoranza, è stato largamente condiviso dalle linee adottate negli ultimi congressi nazionali. Ci sono tutte le condizioni per determinare e consentire al PRI di sopravvivere e di migliorare le proprie posizioni. C’è tutto un mondo che crede ancora a quello in cui noi crediamo. Occorre soltanto riuscire ad individuare il punto di contatto. Capire come intercettare la domanda reale dei cittadini. Interpretare le loro esigenze. C’è un senso di smarrimento profondo nella società civile italiana determinato dalla drastica rottura con il mondo politico che ha prodotto decenni di errori nella gestione della cosa pubblica portando a deprecabili sperperi delle immense risorse finanziarie. Si è prodotto un generalizzato dissenso che, complice la politica del governo Monti, è dilagato nell’ultimo anno e si è trasformato in voto di protesta o in astensione. E’ stato premiato un movimento che non è partito, che ha solo una testa, dove non c’è il gruppo, dove manca la squadra, l’unione. C’è solo un esercito allo sbaraglio che sembra cercare una via di fuga. E nessuno sembra più in grado di offrire vere opportunità di cambiamento, alternative credibili. Grillo ha riprodotto in termini deteriori il modello del partito azienda, il partito che recava nel proprio contrassegno il nome del leader, il partito che non aveva una storia se non quella del proprio leader. E’ un modello che sta morendo. E’ finita la lista Di Pietro, finirà il PDL e finirà anche il movimento di Grillo. Noi abbiamo una storia che è disgiunta dalla storia del leader. Per questo siamo destinati a superare anche questo difficile momento. Abbiamo già fatto il Risorgimento. Lo abbiamo già fatto due volte: nell’ottocento contro il nemico straniero e nel novecento contro il fascismo e la monarchia. Oggi si profila un nuovo Risorgimento che dovrà affrontare sfide ancora più difficili di quelle del passato. La lotta è contro l’inesorabile drastica riduzione del tenore di vita di milioni di cittadini ridotti quasi alla povertà e contro la disperazione di centinaia di migliaia di giovani senza un futuro costretti a vivere in casa dei genitori o ad emigrare in cerca di fortuna. Il percorso sarà molto lungo e il punto di arrivo sarà una nuova civiltà e la costituzione degli Stati Uniti d’Europa. Occorre realizzare un nuovo modello economico che garantisca la crescita e l’occupazione e salvaguardi i soggetti più deboli. Occorre realizzare una vera integrazione tra le culture e i popoli che vivono sul suolo europeo. Occorre garantire la tutela dei diritti fondamentali dell’individuo dalla globalizzazione economica, l’esercizio delle libertà personali e collettive. E’ questa la sfida che attende i repubblicani. E’ una sfida importante che va affrontata con molto coraggio. E il PRI non può abdicare alla sua missione pensando di delegare ad altri partiti più grandi questa funzione. Certamente oggi non abbiamo gli strumenti che possano consentire al nostro partito di svolgere fino in fondo il ruolo che gli compete e che gli deriva dalla sua storia. Non siamo più in Parlamento. Non riusciamo ad essere presenti nei mass media. Ci mancano le risorse finanziare. Negli ultimi anni non abbiamo nemmeno usufruito del rimborso elettorale. Ma la situazione sta diventando più difficile anche per gli altri partiti i quali si stanno organizzando per autofinanziarsi. Forse è arrivato il momento in cui a tutti i partiti sarà garantita una eguale base di partenza. Anche il Web ci rende tutti uguali ed offre a tutti noi una nuova opportunità. E i repubblicani non vorranno certamente sprecare questa occasione per ridare linfa alla sempre verde "Edera". Chi sarà più bravo riuscirà a cogliere i risultati. Ecco perché alcune modifiche dello statuto che introducono la possibilità di utilizzare i social network e la partecipazione diretta dei cittadini simpatizzanti alla vita di partito diventano necessari e potrebbero essere uno strumento fondamentale per il nostro futuro e per dare una opportunità di crescita al PRI. In queste condizioni diventa essenziale recuperare alla nostra attività politica il contributo dei giovani senza i quali non avremo futuro. Occorre coniugare la tradizionale e storica esperienza del partito con la necessità di favorire e garantire ai giovani la loro massima partecipazione prefigurando momenti di grande rinnovamento. Lasciare alla loro libera determinazione l’individuazione dei temi sui quali concentrare l’azione politica e la scelta degli strumenti da utilizzare per raggiungere gli obiettivi fissati. Comprendere e valorizzare il loro impegno per il futuro del Paese. Attualizzare la celebre frase di Gaber "Libertà è partecipazione". Per questo ci dobbiamo rapidamente attrezzare ed immaginare anche delle iniziative prima dell’evento congressuale. *Segretario nazionale organizzativo |